Le festività di San Giulio ricadono come ogni anno il 31 gennaio, la tradizione vuole che il Santo abbia lasciato questa terra il 31 gennaio dell'anno 400 - 401 d..C.
In questi giorni di celebrazioni sono i muratori della zona i protagonisti attesi sull'isola, la cui protezione è garantita da San Giulio . Il Santo fece infatti edificare ben 100 chiese lungo il suo cammino da Egina, in Grecia, fino al lago d'Orta (392 d.C) , tanto gli valse il titolo di protettore dei costruttori.
Oltre alla celebrazione della Santa Messa in basilica, avviene la benedizione degli strumenti di lavoro degli edili, seguita da un abbondante pranzo presso l'unico ristorante presente sull'isola. Avvengono altre funzioni e riti che vi racconterò...
E IL PANE?
molti mi chiedono se abbia a che fare con i muratori...
no, il pane ha un'altra storia, anche se fosse consuetudine vendere pane e vino ai numerosi pellegrini che nei secoli hanno raggiunto l'Isola di San Giulio per omaggiare le sue reliquie.
cito:
"Fu così che una sera di gennaio dei primissimi anni due sorelle, ancora con il velo bianco, ricche di fantasia e di buona volontà si misero a dare uno sguardo alle provviste che avevamo in dispensa: c’era un po’ di farina bianca e un po’ di zucchero, frutta secca che un parente aveva donato con abbondanza, una bottiglia di marsala, qualche uovo. C’era quel che bastava…
Forse san Giulio si impietosì di noi e le nostre abili sorelle cominciarono a impastare un dolce."
(fonte: https://benedettineisolasangiulio.org)
Questo è il pane ricevuto dal Monastero l'anno scorso, buonissimo! Uvetta e scaglie di cioccolato fondente.
C'è poi un'altra località in provincia di Novara che festeggia San Giulio in altro modo, ma pare proprio che mangiando il pane si tengano lontani i serpenti.
Il Vescovo Volpi, che visitò Dulzago nel 1628, fu il primo a parlare della fagiolata: nel giorno della festa di S. Giulio vengono distribuiti quattro sacchi di mistura sotto forma di pane e un sacco di fagioli a tutti coloro che si presentano alla chiesa. Nei giorni che precedono la festa, le donne della Badia preparano la fagiolata con patate, carote, verze, cipolle, cotiche di maiale e aglio per essere offerta la a domenica mattina in nove grosse caldere di rame nel cortile dell'abbazia.
La fagiolata viene distribuita gratuitamente insieme al pane benedetto.
La tradizione vuole che, mangiando questo pane, si tengano lontani i serpenti, numerosi nella zona.
La leggenda, infatti, narra che nell'anno in cui la fagiolata non si fece, la campagna intorno a Dulzago fu invasa da centinaia di serpenti.